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Le età dello sport, dal nuoto al tennis: come scegliere l’attività giusta per i figli***

Attività individuali nei primi anni di vita, dai dieci anni bene anche i giochi di squadra. Dagli esperti i consigli per un approccio corretto e i corretti controlli medici

Rossella Cravero

Tennis, tiro con l’arco, scherma o nuoto? Scegliere lo sport più adatto per i propri figli è una questione di salute. Oltre a seguire le inclinazioni dei più piccoli è bene che i genitori tengano a mente alcune raccomandazioni. Secondo gli esperti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, l’attività nei primi 4, 5 anni di vita deve favorire la conoscenza del proprio corpo nello spazio. Sport più specialistici e di squadra sono consigliabile in seguito. Ai bambini già in età prescolare si può proporre il nuoto, uno sport completo praticato nell’acqua, l’ambiente più naturale e congeniale. Fino ai 7-8 anni sarebbe opportuno scegliere attività quali atletica leggera (marcia, corse, salti, lanci) o ginnastica. Quelle in cui il piccolo impara ad utilizzare il proprio corpo nello spazio e migliora la coordinazione neuromotoria.

Le discipline sportive collettive (calcio, pallavolo, pallacanestro, pallanuoto, rugby, pallamano e hockey) sono in genere apprezzate dai bambini sopra i 7 anni poiché coniugano impegno atleticoaspetto ludico e spirito di squadra. Collaborare tutti assieme per raggiungere il risultato, è un messaggio che viene codificato a partire da questa fascia di età. Gli sport individuali (ginnastica, sci, nuoto, ciclismo, canottaggio, scherma, arti marziali eccetera) richiedono la capacità di resistere alla fatica, concentrazione e senso di responsabilità.

Oltre i 9-10 anni ci si può accostare anche a discipline più specializzate, che richiedono anche il contemporaneo utilizzo di un attrezzo, come avviene ad esempio nella scherma, nel tennis e nel tiro con l’arco. Nel caso di sport che sollecitino la schiena come danza e ginnastica artistica è utile abbinare una pratica in grado di “compensare” e ridistribuire l’impegno.

Un passaggio fondamentale – spiega Attilio Turchetta, responsabile di Medicina dello Sport all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù – è quello della certificazione medico-sportiva. Abbiamo una legge molto efficace, integrata da regolamenti regionali, che oltre al medico dello Sport, assegna anche al pediatra di famiglia e al medico di base (sempre con costi contenuti) il compito di rilasciare il certificato non agonistico. E’ invece compito esclusivo del medico dello Sport rilasciare la certificazione agonistica. In numerose Regioni tutti i test a pagamento previsti per il rilascio della certificazione agonistica sono esenti dal ticket fino ai 18 anni“. Presso il Bambino Gesù è disponibile una struttura di Medicina dello Sport dedicata alla valutazione funzionale e alla certificazione medico-sportiva di piccoli pazienti affetti da varie patologie croniche quali, ad esempio, cardiopatie congenite operate e non operate, malattie oncologiche, renali, polmonari o neuromuscolari. 

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