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Un etichetta “a contatto” per ridurre lo spreco di cibo

Con un semplice tocco della mano si capisce se il cibo non è più commestibile

Ogni anno in Europa vengono buttati nella spazzatura 100 milioni di tonnellate di alimenti e il 15% del cibo sprecato dipende da una cattiva interpretazione delle etichette. Soprattutto per la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro…”, che, al contrario di quella “scade il…”, non indica, in realtà, la pericolosità dell’alimento raggiunta la data indicata, ma spinge, comunque, spesso i consumatori, allarmati dalle conseguenze sulla salute, a buttare cibo ancora buono nella pattumiera.

Un piccolo aiuto per limitare questo spreco che è diventato, specialmente nei paesi industrializzati, un tema caldo per le sue implicazioni ambientali e umanitarie, viene da una nuova etichetta inventata da una studentessa di 23 anni dell’Università londinese Brunel. Questa etichetta è bioreattiva e contiene una gelatina che cambia la sua consistenza quando il cibo contenuto nel packaging sta andando a male. La comprensione da parte del consumatore è semplice, basta passare sopra all’etichetta un dito e se è liscia il cibo è frescose invece è irregolare il cibo non è più commestibile. È particolarmente adatta alle persone non vedenti o che ci vedono poco e a chi ha poca dimestichezza con le etichette; basti pensare che nel solo Regno Unito dal 30 al 50% del cibo che finisce sugli scaffali dei supermercati viene sprecato a causa di una cattiva comprensione della scadenza scritta in etichetta.

Solveiga Pakstaite, che ha realizzato questa innovativo sistema per controllare la scadenza degli alimenti e che con questa invenzione ha vinto per il Regno Unito il prestigioso premio Dyson, spiega che la gelatina è una proteina che ha lo stesso tempo di vita dell’alimento proteico contenuto all’interno della confezione, come carne, latte, formaggi, o insaccati e la concentrazione di gelatina nell’etichetta può essere variata per adattarsi ai vari cibi.

La sensibilità dei consumatori in tema di etichette può essere misurata dal dibattito che si è aperto nei mesi scorsi dopo la proposta olandese e svedese, sostenuta da Germania, Lussemburgo, Danimarca e Austria, che chiede all’Ue di estendere la lista dei prodotti per i quali attualmente non é prevista una scadenza, a prodotti secchi come pasta, riso o caffè, per ridurre gli sprechi.

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