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In Germania si pedala sul serio***

Protagonista la bicicletta: le idee geniali di tre inventori tedeschi appassionati delle due ruote
  • Elisa Peduto

In Germania si ama pedalare. Le città si sono organizzate bene offrendo ai ciclisti piste ciclabili e parcheggi addebiti vicino le stazioni delle metro e dei treni. Una politica di trasporto attenta al mondo delle due ruote, tanto da stimolare l’interesse di diversi giovani imprenditori nel far nascere le loro startup intorno al concetto di mobilità eco-sostenibile. Eco-news ha raccolto l’esperienza di tre realtà che stanno incrementando quella sana abitudine dei tedeschi di usare le bici come mezzi di trasporto alternativi e puliti.

Tre giovani imprenditori che, sviluppando aspetti particolari sul mondo delle biciclette, contribuiscono oggi a un paese più ecologico. Ulrich Prediger, 38 anni, ha inventato il servizio di leasing per bici. Il servizio innovativo propone ai datori di lavoro di offrire ai propri dipendenti una bicicletta aziendale, coinvolge anche gli uffici delle imposte e permette ai fruitori sia risparmi fiscali che vantaggi ambientali. 

Sig. Prediger, quando e come le è venuta l’idea di fondare la LeaseradGmbH? 

Il tutto cominciò nel 2008, quando da dipendente di un’azienda americana avevo diritto alla macchina aziendale, che però di fatto restò la maggior parte del suo tempo in disuso nel mio garage. Per raggiungere il mio posto di lavoro, attraversando la cittadina di Friburgo, era più veloce e salutare per me percorrere il tratto in bicicletta. Purtroppo il mio datore di lavoro non aveva un’alternativa alla macchina aziendale da offrirmi.

Mi sono quindi fatto coraggio, ho rinunciato al mio posto di lavoro sicuro per istituire io stesso la bicicletta come alternativa da prendere sul serio nella mobilità aziendale. Fondando la startup LeaseRad sono stato il primo sul mercato tedesco a colmare questo buco.

Ho offerto alle aziende la possibilità di finanziamento per biciclette sulla base di un leasing, esattamente come da anni è possibile per l’ambito delle automobili e dell’IT. LeaseRad funge da catalizzatore tra il produttore, il commercio specializzato e i clienti, per istituire biciclette anche nell’ambito aziendale come vere alternative di mobilità.

Una pietra miliare è stata raggiunta lo scorso novembre. In collaborazione con le tante diverse associazioni che rappresentano gli amanti delle due ruote in Germania come il ADFC, il B.A.U.M.e.V e molte altre, LeaseRad è riuscita con successo ad accordarsi per i prossimi quattro anni per la parità di trattamento fiscale di biciclette e macchine aziendali. il privilegio di regolazione del 1%, attuato sulle macchine aziendale è ora possibile anche per chi decide di usare una bicicletta.

Con lo sviluppo del concetto JobRad è stato creato un servizio aziendale unico nel suo genere sul mercato tedesco. Grazie al concetto di mutamento dello stipendio per biciclette, LeaseRad permette ad aziende, organizzazioni e comuni una nuova, sostenibile e economicamente conveniente mobilità. 

Avete trovato difficoltà nell’entrare nel mercato tedesco? 

Si, le carte burocratiche sono complesse e obbligano il fondatore a perdere molto tempo ed energie. 

Ha potuto profittare dei finanziamenti statali rivolti alle startup? 

Si, ho ottenuto nel 2008 per circa dieci mesi il cosiddetto contributo per i fondatori, che perlomeno mi ha garantito una entrata fissa per i primi tempi. 

Quali sono gli ideali che si nascondono dietro al concetto JobRad e come vi muovete per convincere nuovi clienti a prendere in considerazione la vostra offerta? 

I datori di lavoro tassano mensilmente la bicicletta con 1% sul prezzo di listino. In questo modo pagano la bicicletta con uno sconto del 40%, a seconda dello stipendio e della classe finanziaria. Il concetto è facilmente adattabile a ogni tipo di impresa, se si tratta di una multi-nazionale o di una piccola-media impresa.

La praticabilità del concetto è garantita: il datore di lavoro chiude l’accordo con noi e poi lo comunica ai suoi dipendenti. Chi è interessato si reca al negozio di bici convenzionato più vicino, dove può scegliere sotto l’intera gamma il modello che più gli piace. A questo punto si fa un contratto di lascito tra il datore di lavoro e LeaseRad e il lavoratore può andare a ritirare il suo mezzo.

La particolarità sta nel metodo di pagamento: al posto di pagare direttamente al negozio, è il datore di lavoro a trattenere dallo stipendio del suo dipendente una somma mensile per la rata di leasing. In questo modo l’acquisto viene tassato in modo molto conveniente e la somma totale del costo del mezzo risulta essere molto più bassa del prezzo di listino. Il profitto vale per tutti: il lavoratore, il datore di lavoro, il negozio di bici e l’ambiente. LeaseRad li mette tutti insieme! 

Il suo business quanto è in crescita annualmente? 

È presto per capire dei trend significativi, cosa però che non vuole dire che non vi sono dei trend. In molti paesi europei questo genere di concetto è offerto da tempo e gli effetti scaturiti sono positivi. Per esempio più di 550,000 lavoratori inglesi usano una bici aziendale. Uno studio effettuato dimostra che il 67% dei ciclisti che si sono comprati una bici grazie a questo concetto, avrebbero continuato ad andare al lavoro in macchina.

Inoltre è stato calcolato che il 54% di queste persone non sono mai andate al lavoro in bici prima di ricevere questa offerta dal loro datore di lavoro. L’uso della bicicletta come mezzo di trasporto è aumentato in Inghilterra grazie al concetto di convenienza fiscale. Simili risultati vi sono anche per l’Olanda e presumo che la Germania non sia molto discostante.

Al momento sono più di 100 le aziende in Germania che motivano i loro dipendenti a lasciare a casa l’auto per convertirsi a un mezzo di trasporto più salutare e salvaguardare l’ambiente. Frank Müller è l’ideatore di iBullit, la bicicletta elettrica munita di contenitore per il trasporto merci nelle città. 

Sig. Müller, a chi è venuta l’idea di produrre bici da trasporto e avete trovato difficile affermarvi nel mercato tedesco? Avete potuto usufruire di finanziamenti statali per le startup? 

Le bici da trasporto hanno una lunga storia alle spalle. Alla fine del 19esimo secolo sono state prodotte le prime bici di questo tipo. Ci si può trasportare quasi tutto. Inizialmente questo tipo di veicoli da trasporto aveva tre ruote e quindi era relativamente goffo.

L’introduzione delle due ruote rende oggi la bici di trasporto molto più maneggevole. Grazie all’accrescimento della consapevolezza ambientale la bici da trasporto vive oggi un periodo di rinascimento. Urban-e usa le bici prodotte da HarryvsLarry e le migliora con un motore elettrico per produrre la Carco eBike denominata iBullit. Questa è stata una mia idea che sono il fondatore di Urban-e. L’origine di Urban-e è Berlino. La regione della Sassonia ci ha dato una seconda ubicazione in Glashütte/Sachsen.

Le difficoltà di commercializzazione in Germania le troviamo nel far conoscere il prodotto ai molti ancora ignoto. Posso aggiungere che il nostro paese, in quanto produttore di automobile non è ancora molto aperto ad altri mezzi di trasporto. 

Ordinando da voi una serie di bici da trasporto personalizzate, quali sono i tempi di realizzazione? 

Dopo il primo contatto mandiamo la nostra offerta al cliente. Una volta firmata, mandiamo una conferma di incarico. La conferma passa alla produzione, che la realizza nel giro di 2-3 giorni, a seconda della natura dell’ordine. Per richieste particolari, come un contenitore da trasporto personalizzato o per un contenitore frigo i tempi di realizzazione e consegna si allungano. 

Quanti dipendenti ha la Urban-e e avete intenzione di allargarvi? 

Al momento siamo in dieci. Io sono a capo dell’impresa e ho un’assistente, poi vi è un rappresentante alle vendite, una persona addetta alla consulenza amministrativa e un’altra responsabile per la consulenza marketing, due persone addette alla produzione e due praticanti. Intendiamo allargarci in futuro, ma al momento non cerchiamo nuovi collaboratori.

Sareste in grado di prendere in considerazione ordini dall’estero e secondo lei perché il mercato italiano potrebbe essere interessato? 

Siamo sicuramente in grado di consegnare il nostro prodotto al di fuori della Germania. Per esempio abbiamo già consegnato delle eBikes a Boston, negli Stati Uniti. L’Italia è un mercato interessante perché vi sono molti territori idonei per gli iBullit. Roma combatte da tempo con i suoi indici di smog.

A quanto ne so io è stata di recente chiusa al traffico dei mezzi privati la strada intorno al Colosseo. Il Cargo eBike sarebbe una sana alternativa eco-sostenibile e avrebbe il permesso di percorre queste strade. Questo vale anche per tutti i centri storici delle città e l’uso di mezzi di trasporto di questo genere gioverebbero all’immagine delle città. Oltre a essere più maneggevole delle macchine, la iBullit risolve problemi come il traffico, la ricerca di un parcheggio e la spesa del carburante.

Mi vengono in mente anche le isole Eolie per esempio. Inoltre grazie ai suoi cinque spazi pubblicitari il iBullit è un ottimo mezzo di promozione per una politica aziendale attenta all’ambiente. Thomas Finger, 33 anni, della BBBik.es ha invece inventato la bicicletta fatta di materie prime sostenibili come la canna di bambù e il legno. Porta avanti dei workshop in collaborazione con la TU- Università di Berlino. 

Biciclette da 28 e 26 pollici con il telaio in bambù sono oggi costruite da studenti sulla base volontaria della università di Berlino TU. è stata una sua idea? 

Si. Mi occupo da tempo del tema sulle materie prime sostenibili che ricrescano velocemente. La TU di Berlino mi ha dato la possibilità di aprire un progetto di studio ufficiale con due posizioni stipendiate per la figura di tutore.

Da lì è nato anche il progetto Navarro. Stiamo realizzando un telaio in legno regionale, come anche un portapacchi, le ruote portanti, il parafango, la lanterna e altri pezzi tutti rigorosamente fatti di materie prime sostenibili. Fuori dall’università si è creata un’officina con più di 20 seminari, dove i partecipanti hanno potuto costruirsi una bici fatta di bambù.

Purtroppo non abbiamo fondi per portare avanti questi seminari. Data la possibilità offertaci dall’università TU di Berlino di usare alcune aule a titolo gratuito, questi seminari torneranno presto a essere attivi all’interno dell’università come attività di passatempo e non accademica. Berlin-Bamboo-Bikes (BBBes) dovrà quindi organizzarsi da sola anche perché io personalmente non avrò più tempo per attivarmi. Chiunque parteciperà e si costruirà la sua bici di bambù avrà anche l’obbligo di tenere dei seminari per nuovi interessati.

Chi fa parte del gruppo studenti della TU-Berlino, da quali facoltà provengono soprattutto?

Per quanto riguarda il progetto Navarro ogni semestre alcuni studenti divisi per gruppi realizzano diverse parti di una bici. Vi è una grande adesione da diverse facoltà. Alcuni provengono anche da altre università. Abbiamo anche partner esterni con i quali, per esempio, è stata realizzata una bici per un ristorante messicano. Il Prof. Wagner, docente di fisica polimera, ci assiste.

Avete già venduto delle bamboo bikes?

Durante i 20 seminari sono state costruite 69 biciclette di bambù. Non è possibile acquistarle ma bisogna costruirsele da soli. Credi che questo progetto sia un buon esempio per iniziative di startup in Germania? Si, un ottimo esempio, perché gli studenti non si devono ingaggiare solo politicamente ma anche economicamente.

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