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Incontro con Simonetta badini: Co-fondatrice e Ceo Primaprint

Laureata in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali con una tesi giuridica su “Il danno ambientale”, Simonetta Badini si distingue negli anni per l’impegno attivo verso l’ecosostenibilità. Nel 1991 fonda la società Primaprint, un’azienda di arti grafiche ed editoriali che si afferma in ambito nazionale per l’avanguardistica politica di sviluppo “green oriented”. Partner del Kyoto Club, l’associazione no-profit impegnata nella riduzione di emissione dei gas serra prevista dal protocollo di Kyoto, nel 2020 viene inserita tra i membri del gruppo tecnico “Green Economy” di Unindustria Lazio. E’ anche direttore responsabile della rivista “Eco News”, periodico nazionale sulla sostenibilità ambientale. Lo scorso Novembre ha ricevuto il Premio Nazionale Emas 2020, istituito dal Comitato Ecoaudit-Ecolabel e Ispra.

Come è nata l’idea di un’azienda di arti grafiche ed editoriali ecologicamente sostenibile?

L’idea nasce dall’esigenza di conferire un plus sostenibile alle azioni da intraprendere e al concetto di crescita tout court, affinché potessero assumere un aspetto meno invasivo e impattante. La sensibilità green ha sempre fortemente influenzato il mio percorso evolutivo, di studi e professionale, trovando la sua naturale espressione nei progetti responsabili realizzati nel tempo. Tutelare l’ambiente per una impresa significa creare esternalità positive per la collettività, valore sociale aggiunto, e dotarsi di certificazioni e norme che regolano tali aspetti rappresenta un must imprescindibile. Da qui si determina il divenire green oriented di Primaprint, l’azienda della quale sono co-fondatrice.

Come viene realizzato concretamente l’impegno di tutela ambientale nell’ambito delle vostre lavorazioni?

Abbiamo sempre considerato la sostenibilità elemento ineludibile di sviluppo, parte integrante della nostra road map di crescita. Ma per ottenere risultati credibili abbiamo ritenuto fondamentale adottare strumenti di certificazione, altamente qualificanti e qualificati, di processo e prodotto. Tante e rilevanti le garanzie ambientali delle quali ci siamo dotati, prima tra tutte la Registrazione Emas, nostro emblema distintivo. Abbiamo ottenuto la Registrazione Emas nel 2009, quando l’attenzione verso la sostenibilità ambientale era ancora molto flebile e timida, ma perseguimmo tale obiettivo con convinzione e già nel 2011 ricevemmo il Premio Emas per il coinvolgimento e la sensibilizzazione degli stakeholder e fummo tra le 4 nomination italiane designate per lo European Emas Award. Emas è il faro che ha guidato la nostra mission “eco-friendly” nel corso degli anni.

Un’azienda come la vostra può rappresentare un valore aggiunto sia per i lavoratori che per il territorio?

Assolutamente sì. Tutelare l’ambiente significa migliorare la qualità della vita di tutti coloro che interagiscono con quella realtà produttiva, con tutti quei soggetti attivamente coinvolti nei propositi di sviluppo a essa correlati. Anche il territorio.

Avete ricevuto diversi riconoscimenti, l’ultimo in ordine di tempo è il prestigioso EMAS, è soddisfatta di questo?

Sono molto soddisfatta dei riconoscimenti ottenuti negli anni e il recente conferimento del Premio Emas 2020 mi onora profondamente. La Registrazione Emas ci ha aiutato a valutare e migliorare le nostre prestazioni ambientali. Le verifiche di parte terza, pubblica, previste dal Regolamento, sono un elemento significativo nell’osservanza rigorosa delle normative vigenti in materia di tutela ambientale. Inoltre le politiche prospettiche inserite nelle procedure sono uno sprone per il raggiungimento di obiettivi responsabili e lungimiranti.

Non è facile, soprattutto nel nostro Paese, trovare una donna che rivesta importanti ruoli, soprattutto decisionali, in ambito aziendale, a meno che non si tratti di aziende di famiglia. Sente questa responsabilità?

Sì, in effetti, i ruoli apicali nel nostro Paese sono ancora appannaggio pressoché esclusivo degli uomini. Ma qualcosa sta cambiando e ritengo che questo sia un bene. Le donne meritevoli devono poter ottenere posizioni di leadership a ogni livello e in ogni ambito. Il futuro sarà declinato sempre più al femminile, poiché c’è bisogno di maggior duttilità nella gestione di una società sempre più composita e multitasking. E la donna è naturalmente più avvezza a gestire le complessità.

Esiste un collegamento fra crisi economico-sociale e crisi ambientale?

Credo vi sia un nesso causale importante tra crisi economico-sociale e crisi ambientale. Il modello di sviluppo fin qui adottato ha mostrato tutti i suoi limiti. Va ripensato e modificato. Nel nostro Paese è prioritaria la messa in sicurezza delle infrastrutture, per esempio: la messa in sicurezza sismica dei territori più a rischio. Occorrerà puntare molto su recupero e riqualificazione degli edifici, sulla mobilità smart e sulle energie rinnovabili. Anche la pianificazione urbanistica dovrà essere ridefinita in chiave manutentiva e innovativa al contempo, creando città più vivibili e verdi. Sarà ineludibile l’adozione di un’economia circolare, tesa a rispettare l’ambiente e le risorse di cui dispone, creando una dimensione sociale più equa e consapevole.

Per realizzare una perfetta economia circolare, può essere utile prendere esempio dal funzionamento degli ecosistemi in natura?

La natura rappresenta la “best practice” per eccellenza di armonia e bellezza. Sfidarne gli equilibri, alterandone l’insita naturalità, rappresenta un approccio improprio e artefatto, da rivedere nella sua interezza. Bisogna riacquisire responsabilità e sobrietà. Salvare l’ambiente e i suoi fondamenti significa salvare anche l’uomo che ne è parte inscindibile. La circolarità economica ricalca certamente la circolarità degli ecosistemi in natura, per questo occorre ritrovare circolarità nei propri intenti, nelle proprie azioni, in ogni ambito e settore.

Commenterebbe la frase dell’ingegnere naturalista John Muir: “Quando pensiamo di prendere una cosa sola dalla natura, ci rendiamo conto che fa parte di un tutto inscindibile”?

La natura è un “unicum” e l’uomo è parte di essa. L’uomo però, rispetto agli altri esseri in natura, ha una sua dimensione distintiva: quella spirituale, alla quale appellarsi per orientare e riequilibrare le sue scelte, ritrovando il suo cammino più autentico. E sono certa che saprà ascoltarsi dentro.

Di Alma Daddario
Articolo pubblicato su http://www.deccommunication.it/incontro-con-simonetta-badini-co-fondatrice-e-ceo-primaprint/

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