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Un quarto della popolazione europea a rischio decibel

Le malattie da rumore causano circa 10.000 morti premature l’anno

Lo sferragliare dei tram, il suono dei clacson, il rombo dei motori di auto, moto e motorini, gli autobus fracassoni, il frastuono dei camion della spazzatura compongono ormai una colonna sonora assordante di vita quotidiana che mette a rischio non solo l’udito, ma anche la salute. E’ proprio l’Agenzia Europea per l’Ambiente, nel suo nuovo Rapporto “Noise in Europe 2014” ad indicare nei rumori da traffico una delle emergenze mai superate in Europa.

Sono infatti più di 125 milioni (un quarto della popolazione europea) le persone sottoposte a rumori da traffico superiori ai limiti di legge. Anche se l’inquinamento acustico è presente soprattutto nelle città, esso oggi pervade anche ambienti naturali e i suoi effetti indesiderati mettono a rischio il benessere dei cittadini, la capacità di apprendimento dei bambini e lo stato di salute della fauna selvatica. Molte specie, infatti, si basano sulla comunicazione acustica per aspetti importanti della loro vita, come trovare il cibo, o individuare il compagno e fonti di rumore antropiche possono potenzialmente interferire con queste funzioni e così influenzare la ricchezza delle specie, il successo riproduttivo, la dimensione e la distribuzione della popolazione.

Il rapporto dell’Agenzia dell’ambiente fa anche il conto dei danni alla salute. Circa 43.000 ricoveri ospedalieri l’anno sono legati ai danni da rumore, così come 900.000 casi di ipertensione e circa 10.000 morti premature ogni anno. E i decibel di troppo disturbano anche il sonno di più di 8 milioni di europei. Il Rapporto passa anche in rassegna i costi economici dell’inquinamento acustico prodotto dal traffico.

Nel complesso il costo del rumore del traffico stradale e ferroviario si aggira intorno ai 40 miliardi di euro l’anno e il 90% di questa somma è da attribuire al traffico di auto e di mezzi pesanti per il trasporto delle merci. L’entità di questi costi esterni è da attribuire per la maggior parte alla riduzione dei costi delle abitazioni costruite in zone ad alto tasso di decibel, all’aumento delle spese mediche e ai costi dovuti alla riduzione di produttività nei posti di lavoro a causa delle malattie da rumore.

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