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La casa galleggiante, soluzioni anglosassoni per non affondare***

L’ultima invenzione di ingegneria ambientale studiata dagli architetti UK

Elisa Peduto

La Gran Bretagna si è appena lasciata alle spalle il record per l’anno più bagnato. Nel 2012 sono state rovinate 7.500 case, un’abitazione su sei è a rischio, villaggi interi e terreni agricoli sono stati inondati dall’acqua. 

I dati più disastrosi colpiscono il Paese già da più di dieci anni. Nel 1998 a Easter la quantità di pioggia caduta in soli tre giorni ha superato di tre volte la media mensile. Nel 2000 York, Shrewsbuy, Lewes, Uckfield e Maidstone sono state devastate. Nel 2005, 2008 e 2009 Cumbria, nel nord-est del Midlands, è stata sommersa. 
Nel 2007, ben 44.600 case sono state inondate. “E così, mentre gli esperti di clima inglesi predicano l’arrivo di stagioni sempre più bagnate e il governo stima che i costi per affrontare le alluvioni della Gran Bretagna si aggirino intorno ai 2 bilioni di sterline l’anno, qualche cosa va fatto” dice Paul Lockhart, manager area rischio alluvioni dell’agenzia per l’Ambiente. “Dobbiamo prendere questi dati in modo molto serio. Se si guarda alle previsioni di cambiamento climatico per l’est e l’ovest del Midlands, gli inverni saranno il 25% più bagnati e le estati più tempestose. Cosa abbiamo visto con i nostri occhi negli ultimi sei mesi è esattamente quello che le previsioni del cambiamento climatico ci suggeriscono“. 

Come l’agenzia per l’Ambiente anche la Commissione Strategie Tecnologie, molti studi di ingegneria e architettura ed esperti dalle più diverse discipline lavorano per costruire in modo preventivo e salvaguardare la sicurezza dell’ambiente e di chi lo abita. Le case anfibie sono l’ultima soluzione proposta e approvata dell’ingegneria ambientale per far fronte a calamità naturali come fiumi in piena, alluvioni e inondazioni. A pensarci sono lo studio dell’Arcthitects Baca, insieme all’agenzia per l’Ambiente anglosassone sotto il progetto LIFE – Long Term Initiatives for Flood Risk Environments, iniziative a lungo termine per ambienti a rischio alluvioni. Un approccio sostenibile di sviluppo che abbraccia l’acqua, integrando misure volte a ridurre i rischi di alluvione e adattarsi ai cambiamenti climatici. 

Ecco che il progetto LIFE include il bisogno di nuove abitazioni integrando tre approcci in modo olistico: vivere con l’acqua, dare spazio all’acqua e zero carbonio. Il progetto capovolge l’idea dell’acqua non più come pericolo ma integrandola in una maniera controllata e predeterminata. 

Un approccio alla gestione dei rischi da alluvione non di difesa ma di inclusione. Il ciclo dell’acqua si riconnette e le nostre capacità future nel gestire le alluvioni si migliorano. Il gruppo di architetti della Baca Architects, si è unito a questa linea di pensiero sviluppando le case anfibie, delle abitazioni pensate per essere edificate a ridosso di canali e fiumi. 

Il direttore della Architects Baca, Richard Coutts commenta: “Una città resiliente deve essere adattabile e per adattarsi l’ambiente costruito deve essere innovativo. Il nostro lavoro di ricerca con il cambiamento climatico attraverso il progetto LIFE, il progetto per Defra (dipartimento per ambiente, alimentazione e affari rurali) e più recentemente il CAN (Climate Adaptive Neighbourhooods – vicinato adattabile al clima) per il Technology Strategy Board (Commissione di Strategia tecnologica) ci ha permesso di trasferire e condividere la conoscenza con molti accademici, ingegneri e professionisti del settore per sviluppare le migliori normi e tecnologie. La progettazione “anfibio” è una di una serie di soluzioni in grado di consentire ai cittadini di vivere in sicurezza e di adattarsi alle sfide del cambiamento climatico e siamo molto lieti di aver potuto costruire il primo esempio di questo approccio nel Regno Unito“. 

Ben il 70% dei danni in caso d’inondazione possono essere limitati e il meccanismo di funzionamento è semplice. L’acqua arriva, la casa si solleva e quindi galleggia. Il meccanismo è studiato sulle fondamenta che coincidono con un bacino artificiale sensibile al movimento delle acque. Nel Buckinghamshire, sulle sponde del Tamigi, sono già state edificate le prime tre case, che rispetto alla costruzione di case tradizionali costano solo 20% in più. “O lasciamo che l’acqua entri o facciamo sì che le sue proprietà d’inondazione vadano a valle“, spiega Robert Barker, direttore della Architects Baca. “Lavorare con l’acqua permette una migliore pianificazione, con aree più verdi, più zone gioco e più piste ciclabili nelle aree soggette ad allagamento. Incoraggia quindi una pianificazione ambientale più sana e maggiormente volta al benessere dei cittadini“. 

Esteticamente la casa anfibia non ha nulla da invidiare ad altre abitazioni moderne. È completa di spazi abitativi aperti al piano principale disposti intorno ad uno spazio a doppia altezza. Un’ampia vetrata rivolta a sud permette la vista panoramica verso il fiume sopra un giardino lungo il fiume accuratamente progettato in modo che sia attraente ma allo stesso tempo funzionale. 

Il design è moderno, ma in sintonia con l’ambiente circostante. Arriveranno anche in Italia? A detta dei nostri esperti, in particolare di Renzo Rosso, professore di costruzioni idrauliche e marittime e idrologia del Politecnico di Milano, intervistato da Carlotta Clerici per un articolo uscito sul Corriere Ambiente del 18 dicembre, le case anfibie sono soluzioni troppo costose per il nostro Paese. Gli interventi sono sempre legati al territorio e il nostro clima mediterraneo potrebbe abbracciare progetti molto più economici come il “verde pensile”, strati di vegetazione differenti, sovrapposti e sistemati a inclinazioni variabili sui tetti delle case per assorbire meglio l’acqua. Tetti verdi, spugne capaci di conservare fino all’80% della pioggia di un acquazzone che riportano poi in maniera graduale l’acqua nelle fognature.

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