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Summit di Davos, alla ricerca di una leadership perduta sul clima

Al centro del World Economic Forum, che prende il via oggi, i cambiamenti climatici, indicati come una delle principali minacce globali del 2017

Al World Economic Forum di Davos, capi di Stato e di Governo, politici e top manager (per l’Italia il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan) si incontrano fino a venerdì 20 gennaio per parlare di “Leadership responsabile e reattività” in tutti i campi, ma soprattutto per quanto riguarda i cambiamenti climatici, specialmente dopo il cambiamento politico in Europa (Brexit) e Nord America che mette a rischio i progressi fatti in questo campo a causa delle difficoltà che i leader dovranno affrontare per concordare una linea d’azione a livello internazionale. A indicare come il clima sia una delle principali minacce ad impatto globale è stato proprio nei giorni scorsi il 12esimo Global Risks Report 2017, pubblicato dal World Economic Forum (WEF) che, per tradizione, diventa ogni anno il punto di partenza del summit di Davos.

Il Report, basato sulle valutazioni di 750 esperti che hanno valutato 30 rischi globali, mette infatti nella cinquina delle principali minacce ad impatto globale ben quattro temi ambientali, tutti strettamente connessi con i cambiamenti climatici: fallimento delle misure di mitigazione ed adattamento ai cambiamenti climatici, crisi idriche, eventi meteo estremi, disastri naturali (solo le armi di distruzione di massa entrano in questa top 5 delle minacce globali per il 2017). Per Margareta Drzeniek-Hanouz, responsabile del World Economic Forum per la competitivita, per rispondere ora al rischio clima “è necessaria un’azione urgente tra tutti i leader per identificare i modi per superare le differenze politiche o ideologiche e lavorare insieme per risolvere le sfide più critiche”.

Eppure nel Rapporto viene evidenziato come nel mondo nel 2016 siano stati fatti progressi nel campo dei cambiamenti climatici, a cominciare dal numero consistente di paesi, compresi gli Stati Uniti e la Cina, che hanno ratificato l’accordo di Parigi, a proseguire con la decisione dell’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile che prevede di arrestare l’aumento delle emissioni degli aerei entro il 2020, all’emendamento al Protocollo di Montreal sull’assottigliamento dello strato di ozono che, attraverso una riduzione dell’ uso degli HFC, permetterà di evitare un aumento della temperatura di 0,5  gradi centigradi entro il 2050, fino alla rilevazione dell’Agenzia internazionale dell’ energia che per la prima volta rileva che le fonti rinnovabili hanno superato il carbone nella produzione di energia. Nonostante i progressi fatti però, avverte il rapporto, “il passo del cambiamento non è abbastanza rapido”, tanto che le emissioni globali di gas serra (GHG) sono in crescita, attualmente di circa 52 miliardi di tonnellate di CO2 equivalenti all’anno e il 2016 sarà ricordato come l’anno più caldo secondo l’analisi provvisoria dell’Organizzazione meteorologica mondiale. Il WEF indica, però, come invertire questo trend: per mantenere l’aumento della temperatura entro i 2 gradi centigradi e limitare i rischi conseguenti al cambiamento climatico, il mondo, dovrà ridurre le emissioni di CO2 tra il 40 e il 70% entro il 2050 ed eliminarle per il 2100 e per questo sarà necessaria una cooperazione globale che dovrà coinvolgere tutti gli stati.

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