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Economia circolare: dal caffè nasce il riso***

Nel Parco agricolo Sud Milano un progetto prova a cambiare vita a uno scarto, reimmettendolo nel ciclo produttivo

07/01/2015

Veronica Ulivieri

Nel Parco agricolo Sud Milano, il riso nascerà dal caffè. Entro gennaio 2015 partirà la fase operativa del progetto Caffè in campo, che coinvolge cinque Comuni dell’hinterland milanese (Lacchiarella, Rosate, Vernate, Vermezzo e Zibido San Giacomo) in un percorso di riduzione e valorizzazione dei rifiuti che parte dai fondi del caffè“Hanno già aderito una sessantina di ristoranti e bar, dai quali ritireremo gratis la polvere di caffè”, spiega Giulia Detomati, presidente dell’associazione Venti Sostenibili, che ha realizzato il progetto insieme al consorzio di cooperative sociali Cantiere Aperto e in collaborazione con la Scuola agraria del Parco di Monza e SASOM, la municipalizzata che gestisce i rifiuti nel territorio e che si occuperà della raccolta.

Per motivi legati alle leggi sui rifiuti, gli scarti dovranno transitare da un impianto di compostaggio (senza che ci sia un vero e proprio trattamento), per poi arrivare finalmente nelle risaie: grazie a importanti nutrienti come calcio, azoto, potassio e magnesio, i fondi di caffè potranno così sostituire i fertilizzanti chimici, riducendo di molto l’impatto ambientale e i costi per gli agricoltori. “Al momento siamo in contatto con un paio di aziende agricole, perché le quantità che prevediamo di raccogliere non ci permetterebbero di soddisfare all’inizio una richiesta più alta di ammendante naturale”. Il team del progetto ha calcolato di arrivare almeno a 60 tonnellate in un anno, quantità che però potrebbe aumentare“Altri sette Comuni dell’area sono interessati ad entrare nel progetto: tra questi c’è Binasco, che ha un’alta concentrazione di bar e ristoranti”. Agli scarti dei locali, potrebbero aggiungersi quelli delle famiglie: “Vorremmo coinvolgere direttamente anche i cittadini, installando macchine pensate per le capsule di caffè, in grado di separare la polvere dall’involucro”, continua Giulia Detomati.

A risparmiare non saranno però solo le aziende agricole, ma anche i Comuni: “Per il trattamento dei rifiuti organici in un impianto di compostaggio, i Comuni spendono 80-90 euro a tonnellata. Eliminando quindi dall’umido tutta la polvere di caffè, la riduzione dei costi è consistente. Finanziato dai Comuni aderenti e dalla Fondazione Cariplo, il progetto si concluderà ufficialmente il prossimo luglio, ma la speranza è che questa sia solo la fase pilota di un nuovo modello di gestione dei rifiuti: “Stiamo facendo in questo periodo un’analisi costi-benefici, per capire quanto caffè sarà necessario per far stare in piedi l’operazione dal punto di vista economico”. Perché, oltre al recupero di uno scarto prezioso, il progetto rappresenta anche una prova tecnica di economia circolare“I Comuni, vedendo che il sistema funziona, potrebbero applicare lo stesso approccio anche ad altre tipologie di rifiuti che oggi vanno nell’indifferenziato, e che domani potrebbero invece essere reimmessi nel ciclo economico”.

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