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Un sorso di carta

Birre in bottiglia di cellulosa, il futuro è servito

Dopo sacchetti per la spesa e stoviglie usa & getta, la carta si candida a sostituire la plastica anche per le bottiglie e i contenitori per i liquidi. Una scommessa lanciata già nel 2015 e che nel biennio 2018-2019 è entrata nel vivo con una serie di sperimentazioni commerciali destinate a cambiare lo stile di consumo delle bevande alcoliche e non. Un colosso della birra, il marchio Carlsberg, lo scorso autunno ha annunciato la volontà di testare sul mercato due diversi prototipi di bottiglia di birra in fibra di legno, uno rivestito con un sottile strato di plastica riciclata, l’altro realizzato in materiale bio al cento per cento.

Carlsberg lavora a questo progetto da quasi cinque anni, insieme ad altri big, come i marchi Coca Cola e L’Oreal, ha preso parte alla società Paboco che mira a essere il punto di riferimento nel settore delle bottiglie di cellulosa. L’obiettivo è non solo eliminare la plastica (che inquina) e il vetro (che non si può servire in molti luoghi per ragioni di sicurezza e ordine pubblico) dal settore delle birre imbottigliate (o perché no, un domani, del vino) senza influire sul gusto del prodotto, ma di esportare tale rivoluzione anche nel campo della cosmetica. Assieme al produttore di packaging Albéa, L’Oreal nel 2020 presenterà un innovativo tubetto per creme in carta, con certificazione bio-based.

Le possibili applicazioni commerciali di tali sperimentazioni sono infinite ed è fuori di dubbio che la carta, materiale flessibile, riciclabile e sostenibile, sarà il vero asso nella manica di tutte quelle realtà imprenditoriali, come Primaprint, che vedono nell’economia verde non un ostacolo ma una opportunità per crescere e rinnovarsi nel rispetto dell’ambiente.

29 Novembre 2019

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